300mila professionisti senza albo. Cuochi, massaggiatori e maghi del digitale

Attualità — By on 2017/02/13 12:02

professionisti-senza-albo

Quando il lavoro manca, bisogna inventarlo. È una disciplina nella quale noi italiani stiamo diventando — giocoforza — dei grandi esperti, pur pescando a piene mani dal dizionario inglese dei nuovi mestieri, tra privacy officer, digital enabler, food stylist, wedding planner, counsellor di vario tipo e natura. Nel nostro paese i professionisti sono circa 1,2 milioni, circa il 6% degli occupati complessivi. La maggioranza è iscritta a ordini o albi, 950 mila persone in tutto, ma a spingere l’acceleratore sono quei professionisti non regolamentati che rappresentano un mondo composito di lavoratori pari a 300 mila persone, il 50% in più rispetto a cinque anni fa. Ci sono massaggiatori, estetisti, cuochi, guide turistiche, periti che valutano le dinamiche degli incidenti e poi il piccolo esercito agguerrito della rivoluzione digitale. Per offrire argini certi a questo fiume in piena di professionisti, da tre anni, è entrata in vigore la legge 4/2013 che punta a fornire più garanzie a tutela del consumatore, all’insegna della qualità dei servizi e della trasparenza del mercato. In sostanza, la normativa, in recepimento delle direttive Ue, ispirate ai modelli anglosassoni dove ordini e albi non esistono, introduce la certificazione come meccanismo di qualità. Il processo percorre tre diversi passaggi: c’è l’autocertificazione, che ha valore legale di responsabilità ma poca prestanza sul mercato, l’attestazione che si può ottenere dalle associazioni di riferimento e infine la certificazione rilasciata da organismi terzi, validati da Accredia, che è l’ente unico di accreditamento designato dal governo. La certificazione, va detto, è volontaria ma non per tutti. Infatti i professionisti che svolgono mansioni più delicate come saldatori, tecnici esperti in pompe di calore e condizionatori (gas fluorurati), personale edile o industriale che maneggia “prove non distruttive” hanno obbligo per legge di seguire corsi di formazione e sostenere esami di idoneità.  Queste categorie di professionisti rappresentano la quasi la totalità delle certificazioni, circa 130 mila su 170 mila. In sostanza per tutti gli altri autonomi, per cui il bollino è volontario, c’è ancora scarsa conoscenza delle opportunità e, in qualche caso, anche molta diffidenza in un sistema ritenuto troppo rigido. Il gap informativo va colmato al più presto: per tutelare il consumatore ma anche per offrire competitività ai professionisti, in modo tale da poter operare con strumenti adeguati sia in Italia che all’estero. A giudicare dall’ingolfamento di domande, oltre 4.000 tra arti e mestieri, che arrivano alle commissioni tecniche dell’Uni, l’ente incaricato dallo Stato di “definire terminologia, principi, caratteristiche e requisiti relativi alla qualificazione di attività”, la truppa a dei “fuori ordine” continuerà ad aumentare.

Comments are closed.