Cedolare secca, attenzione a Irpef e detrazioni: ecco quando non conviene

News Utili — By on 2017/07/21 09:54

I portali come Airbnb sono stati obbligati dalla legge a trattenere le imposte sulle locazioni brevi (inferiori a 30 giorni) che i loro iscritti incassano e sul punto si è aperto un caso, tra chi sostiene (la piattaforma) che sia tecnicamente impossibile adattarsi in così poco tempo e le storie di chi già l’ha fatto. Le disposizioni delle Entrate hanno chiarito che dal 17 luglio sarebbe scattato l’obbligo per gli intermediari degli affitti turistici, digitali e non, di trattenere le imposte dovute dai proprietari di casa e versarsi all’Erario, in accordo con le disposizioni della “manovrina” di primavera.

Su questo tipo di redditi, dunque, si può optare per il regime della “cedolare secca”, con l’aliquota del 21% e sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali sui redditi derivanti dalla locazione. Gl intermediari devono iniziare a trattenere il 21% sugli affitti lordi dovuti per i contratti di locazione breve e devono versare la ritenuta al Fisco; sarà poi il contribuente a decidere – in sede di dichiarazione dei redditi – se confermare la cedolare secca oppure far confluire il reddito insieme agli altri presentati in dichiarazione.

“Bisogna fare dei calcoli di convenienza e verificare se – unendo il reddito da locazione agli altri redditi – la cedolare secca sia l’opzione più vantaggiosa”, spiegano dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

In linea di massima, è probabile che la cedolare secca al 21% sia la configurazione più vantaggiosa perché inferiore all’aliquota Irpef minima che considerando le addizionali locali si attesta al 24-25%. Ma ci sono alcuni casi limite da prendere in considerazione. In primis, la possibilità di accedere a detrazioni (dalle spese mediche alle ristrutturazioni e all’efficientamento energetico) per le quali serve una “capienza” di Irpef sulla quale esercitare i benefici. “Generalmente, se ci sono altri redditi al di là di quello da locazione breve, è probabile ci sia sufficiente capienza di Irpef per assorbire le detrazioni”. E che quindi non vadano persi potenziali benefici fiscali.

“Ma se quello dagli affitti brevi è l’unico reddito, oppure si affianca ad altri redditi molto bassi”, precisano dalla Fondazione, “la scelta è più complessa perché il vantaggio dell’aliquota al 21% può essere riassorbito o addirittura perso dal fatto di non poter sfruttare le detrazioni”. Da considerare anche il caso limite in cui il reddito Irpef si pone al di sotto della soglia di incapienza.

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