Il governo prova il rilancio sull’occupazione. Dimezzati i contributi per chi assume giovani

Attualità — By on 2017/08/01 10:45

Obiettivo occupazione per la prossima legge di Bilancio: a partire dal taglio del cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo del lavoro e il salario netto in busta paga. La disoccupazione sembra ridursi, il Pil cresce, gli investimenti vanno. Ma le agevolazioni del bonus Renzi, che pure negli ultimi tre anni hanno funzionato, si sono esaurite e si rischia di rimanere senza un incentivo per le nuove assunzioni proprio mentre l’economia sta ripartendo.

La parola d’ordine che ormai pronunciano a Palazzo Chigi e al Tesoro è abbattere il cuneo fiscale, ridurre cioè il costo del lavoro per l’impresa e mettere più soldi in busta paga. Dunque: rilanciare l’occupazione e favorire i consumi. Il tema è caldo: persino il Fondo monetario internazionale, nella sua ultima missione a Roma, ha sollecitato un intervento di taglio del cuneo fiscale che, in Italia, è tra i più alti tra i paesi industrializzati. Secondo i dati Ocse, il cuneo è pari al 47,9 per cento, cioè su 100 euro che un lavoratore costa all’azienda 47,9 vanno in contributi e tasse. L’obiettivo del governo è alleggerire il carico dei contributi previdenziali che pesano sulla busta paga per il 33 per cento (24 per cento a carico dell’azienda e 9 per cento a carico del lavoratore). Si lavora per ridurli a metà, trasferire il costo sul bilancio dello Stato, con un intervento finanziario che andrà da 1,5 a 2,5 miliardi all’anno.

Molte le soluzioni di cui si è parlato nelle ultime settimane, ma quella che sta prendendo maggiormente corpo concentra l’intervento sui lavoratori sotto i 30-35 anni, che è la fascia generazionale dove – anche in base ai dati prodotti ieri dall’Istat – la disoccupazione morde di più. La riduzione è prevista per la durata di tre anni, naturalmente a condizione che l’assunzione sia a tempo indeterminato: una soluzione di questo genere farebbe risparmiare all’impresa circa 3-4mila euro l’anno per ogni nuovo dipendente. L’intenzione, cui ha fatto cenno anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, è mantenere in vita il provvedimento anche successivamente ai primi tre anni, cioè di renderlo “strutturale”: naturalmente lo sconto si ridurrebbe e potrebbe limitarsi a 2-3 punti.

L’intervento, dunque, sarà sugli under-35 o sugli under-30, sia per contrastare la disoccupazione giovanile sia per compensare gli effetti del vecchio bonus Renzi che è stato utilizzato dalle aziende soprattutto per assumere ultracinquantenni. Ma c’è un’altra questione: riguarda la necessità di stabilizzare molti posti di lavoro ancora a tempo determinato. Secondo quanto osserva Stefano Patriarca, del team economico di Palazzo Chigi, ben il 46 per cento del milione di nuovi posti di lavoro creati dal 2013 ad oggi è a tempo determinato (il restante 54 è invece a tempo indeterminato). Per riallineare il mercato del lavoro si punta dunque ad introdurre una opzione in più: potrà beneficiare del taglio del cuneo non solo chi assume un nuovo dipendente ma anche chi lo stabilizza.

Proprio per definire questi aspetti, prima della pausa estiva il cantiere della legge di Bilancio si è rimesso in movimento. I tecnici di Palazzo Chigi e del Tesoro hanno in calendario, una serie di incontri per mettere a punto il brogliaccio dei due documenti che descrivono il quadro di politica economica del prossimo anno: la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (20 settembre) e la legge di Bilancio (15 ottobre).
Il percorso, a meno di ostacoli dell’ultima ora, è fissato: gli anticipi della manovrina di primavera e i previsti sconti di Bruxelles, fanno sì che la sterilizzazione del temuto aumento dell’Iva ci costerà circa 6-7 miliardi. Tutte le altre risorse (molte verranno dalla fatturazione elettronica e dalla lotta all’evasione) saranno dirette a lavoro e sviluppo. Ma il conto rischia di salire, anche perché bisognerà far fronte – sempre per il comparto lavoro – al rinnovo del contratto di 3 milioni di dipendenti pubblici che rischia di costare fino a 5 miliardi.

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