L’UE CHIAMA L’ITALIA, SERVONO SFORZI AGGIUNTIVI. PADOAN: BRUXELLES APPREZZA LE NOSTRE RIFORME

Attualità — By on 2014/06/03 18:26

Jose-Manuel-Barroso

L’ Ue chiede al governo italiano di rispettare gli obiettivi e di andare avanti con le riforme. Si richiedono sforzi aggiuntivi per rispettare i requisiti del Patto di stabilità e per correggere la deviazione dagli obiettivi di equilibrio, 0,6 punti di Pil, dunque 9 miliardi di euro. Quindi, l’Italia è lontana dal traguardo, ma potrebbe raggiungerlo. Secondo il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, il debito è alto e per ridurlo occorre accelerare le riforme e le privatizzazioni. Il responsabile per gli affari economici Olli Rehn chiarisce la situazione: “Rinviare il raggiungimento degli obiettivi di medio termine non pone l’Italia in una buona posizione nei confronti delle regole che ha sottoscritto e che ha inserito nella Costituzione”. Il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso sottolinea che le priorità sono crescita e lavoro: “Non c’è contraddizione tra consolidamento dei conti pubblici e crescita. Il riequilibrio di conti pubblici non è fine a se stesso ma è uno strumento per favorire la crescita e l’occupazione”. La Commissione Ue invita a rafforzare il sistema bancario «garantendone la capacità di gestire e liquidare le attività deteriorate per rinvigorire l’erogazione di prestiti all’economia reale; promuovere l’accesso delle imprese, soprattutto di quelle di piccole e medie dimensioni, ai finanziamenti non bancari; continuare a promuovere e monitorare pratiche efficienti di governo societario in tutto il settore bancario, con particolare attenzione alle grandi banche cooperative (banche popolari) e alle fondazioni, al fine di migliorare l’efficacia dell’intermediazione finanziaria». Il primo ammonimento da parte della Commissione, riguarda il 2015: «Il raggiungimento degli obiettivi di bilancio non è totalmente suffragato da misure sufficientemente dettagliate, soprattutto dal 2015». E si ribadisce l’appello a centrare i benchmark di riduzione del debito previsti dalla governance Ue. La valutazione politica offre invece un apprezzamento per il cantiere delle riforme aperto dall’Italia, la cui intensità però «va aumentata per sostenere la crescita e l’occupazione». C’è poi un incoraggiamento ad avanzare sulla strada tracciata dal governo, ma anche l’ammissione che i conti si fanno solo alla fine. Il successo politico alle europee del premier Renzi, si sottolinea, ha creato migliori condizioni di stabilità potenziale, eppure a Bruxelles resta il timore che in parlamento qualcosa possa andare storto. Bruxelles torna poi a puntare il dito sulla trasparenza del mercato creditizio, sulla necessità di riequilibrare il carico fiscale sul lavoro (avviata), sul dramma occupazionale da contenere (con Jobs Act), sull’apertura incompleta dei mercati dei servizi (in particolare della pubblica amministrazione), sulla Giustizia civile ancora lenta e scoraggiante per gli investimenti, sulla lotta all’evasione da rafforzare ulteriormente, sul sistema scolastico che richiede maggior cura, sulle reti da sviluppare e l’autorità dei Trasporti da lanciare sul serio.

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