Europa, mezzo miliardo da prestare alle PMI italiane

Attualità — By on 2017/07/31 11:58

Sottoscritto un accordo con il Fondo europeo per gli investimenti, che punta 50 milioni. L’ad Di Carlo: “Siamo collaboratori e non concorrenti delle banche. Gli imprenditori italiani sono cinque volte più rapidi dei loro competitor esteri”.

 

Riportare l’attività delle banche alle tecniche di valutazione del rischio ante Testo Unico del 1993, quando, con l’introduzione della banca universale, si è interrotto il processo di formazione delle professionalità in grado di accompagnare le imprese nel finanziamento dei loro progetti con obiettivi di medio-lungo termine. Invece, nell’industria bancaria si sono progressivamente confusi ruoli e specializzazioni: così, dall’anticipo delle fatture all’erogazione di prestiti di ampia portata, si è avuto un appiattimento del ruolo dei bancari, si sono accentrate e meccanizzate le decisioni, si è perso il contatto con il tessuto industriale. Con l’esito, insieme ad altri fattori quali la crisi economica senza precedenti, di ritrovarsi con una montagna di crediti difficili da far rientrare.

Parte da questo assunto Massimo Di Carlo, amministratore delegato della Sgr Springrowth con un corposo passato in Mediobanca, dove ha gestito uno dei portafogli di crediti corporate che hanno mostrato maggior resistenza alla crisi, nel presentare il Fondo di Credito Diversificato per le imprese, fondo d’investimento alternativo (chiuso e riservato) di otto anni con mezzo miliardo di euro di raccolta come target, pronto a investire in media 4-5 milioni su cento piccole e medie imprese italiane. Iniziativa fresca del riconoscimento del Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI), che ha deciso di puntarvi 50 milioni e ha siglato un accordo con Springrowth.

“Vogliamo ricreare nella nostra Sgr, con strumenti moderni e professionalità mirate, la capacità di ‘stare sull’impresa’ e a favore della stessa”. Il fondo di private debt si pone come “collaboratore” del mondo bancario, non come suo concorrente, e punta a investire per l’80 per cento in prestiti bancari. In seconda battuta, indicativamente per il 20 per cento delle cartucce disponibili, in minibond o bond senior, garantiti e non, emessi dalle società target.

In tempi di ripresa in rafforzamento, su quali settori si punterà? “Prevediamo di concentrare al massimo il 20 per cento delle risorse in un singolo settore, puntiamo ad essere una proxy dell’economia italiana”, spiega Di Carlo. Esclusi i comparti della finanza, del gioco d’azzardo, del real estate, della Pubblica amministrazione e quelli legati ad armi ed alcool. “Per il resto, andremo a cercare ovunque: lusso, alimentare, meccanica tradizionale e di precisione. Sappiamo che ci sono imprenditori straordinari, capaci di essere cinque volte più veloci dei loro competitor in altri Paesi e che sanno vendere in tutto il mondo, anche in periodi difficili”.

Quanto al rendimento atteso, “è difficile quantificarlo oggi, considerato che andremo ad investire lungo un arco di 5 anni”. Ma cercando di “beneficiare di un innalzamento della curva dei rendimenti e degli spread futuri, come è lecito attendersi nel medio termine, a maggior ragione laddove si avessero cambiamenti di politica monetaria, agli investitori diciamo che puntiamo al 3,5% lordo sopra l’Euribor. Ma credo che possa essere sottostimato”.

Di Carlo, che non esclude in futuro di far evolvere la Sgr verso il private equity o i fondi di turnaround o gestione dei crediti difficili, sottolinea quanto gli investitori istituzionali apprezzino “il profilo rischio/rendimento, dato l’investimento in un portafoglio di credito senior molto diversificato, e la possibilità di beneficiare di futuri rialzi dei tassi, investendo prevalentemente in finanziamenti a tasso variabile”.

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